LE RESTARE DELL’ADIGE

Specifiche stazioni di transito (denominate restàre) scandivano il percorso a ritroso dei burchi sull’Adige. Qui avvenivano ad esempio i frequenti cambi tra gli animali impegnati nel tiro per non affaticarli, qui sorgevano gli attiragli cioè l’insieme di stalle, depositi, barchesse che gestiti da privati fornivano gli animali necessari al tiro.


Precisi obblighi e stringenti disposizioni stabiliti dalla Repubblica di Venezia concernevano il numero minimo di animali che doveva essere sempre disponibile in ciascun attiraglio per il cambio e per la ripartenza dei traini, in modo da rendere il traffico fluviale in risalita sempre scorrevole e senza soste forzate. Le principali restàre sull’Adige a partire dalla sua foce si trovavano a Brondolo (nei pressi di Chioggia), Cavanella d’Adige, Torre nuova (a destra del fiume nei pressi di Loreo), Cavarzere, Piacenza d’Adige, Ronco all’Adige, Mazzabò (nei pressi di Zevio).

Come nel caso della navigazione fluviale e della fluitazione, anche il traino in risalita veniva effettuato esclusivamente dall’alba al tramonto, con sensibili differenze stagionali nelle distanze coperte.

Durante l’estate i traini animali riuscivano normalmente a coprire il percorso tra due restàre che distavano più o meno una ventina di chilometri l’una dall’altra: quindi un tratto giornaliero di circa una quarantina di chilometri. D’inverno la distanza coperta corrispondeva invece alla metà delle distanze percorribili nella bella stagione.

Diverse erano anche le composizioni e i numeri degli animali impiegati: ogni burchio carico necessitava infatti di 10/12 coppie di buoi o di 8/10 cavalli: i primi procedevano appaiati sull’alzaia, mentre i secondi venivano posizionati in lunghe file uno dietro l’altro.