I BURCHI DELL'ADIGE
Tutti i burchi che solcavano l’Adige erano dotati di un albero maestro – nel gergo dei barcari definito tràsto – a cui spettava un duplice uso: reggere la vela quadrata che poteva essere utilizzata per accelerare la navigazione, ma nello stesso tempo costituire anche un solido aggancio per il traino dell’imbarcazione nella navigazione in risalita.
Nella struttura costruttiva del burchio il tràsto era in realtà la lunga solidissima trave centrale del burchio su cui l’albero maestro (alto all’incirca una decina di metri) veniva inserito. Durante la risalita del fiume, alla sommità di quest’ultimo veniva fissata una lunga fune – l’alzana – attaccata ai cavalli o ai buoi che sulla riva del fiume procedevano lenti lungo l’alzaia, l’apposita strada costruita sulle rive del fiume, trainando l’imbarcazione controcorrente.
La scelta degli animali impiegati in questa faticosa attività dipendeva dalle caratteristiche del percorso: in genere, nel traino da Badia ad Albaredo d’Adige venivano utilizzati i cavalli, più veloci, soprattutto in ragione delle migliori condizioni del fondo stradale. Da Albaredo verso Verona si doveva invece ricorrere esclusivamente ai buoi a causa delle alzaie più dissestate che imprimevano alla risalita un più deciso rallentamento.
Le lunghe corde impiegate per il traino erano di robusta canapa che veniva continuamente bagnata durante la tensione, con una lunghezza variabile che da 150 metri poteva raggiungere anche i 600 metri. Quest’ultima, oltre che dalla larghezza del fiume che lungo tutto il suo corso risultava estremamente incostante, dipendeva infatti dalla distanza tra le traversìe e l’alzaia. Non era inconsueto che i ‘sentieri’ navigabili sul fiume fossero in prossimità della riva opposta rispetto all’alzaia percorsa dai cavalli o dai buoi che tiravano il traino.
Un ulteriore elemento che incideva sulla navigazione e i suoi tempi era ovviamente legato alla stagionalità del fiume. L’innalzamento dell’Adige, più gonfio (e quindi anche più pericoloso) in primavera e in autunno, in calo invece durante l’inverno e l’estate, condizionava il flusso dei trasporti fluviali e delle merci trasportate, il cui peso incideva sul pescaggio delle imbarcazioni che a loro volta dovevano tener conto della profondità dei fondali e delle traversìe disponibili.